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Il Vodník, demone dell´acqua – la leggenda

Il demone dell´acqua (dolce), ha un´etimologia direttamente derivante dalla parola “voda”, che in lingua ceca significa acqua. Presente anche nella mitologia di altre culture slave, viene raffigurato spesso di colore verde, con capelli verdi e seduto sulle ruote di un mulino o sugli argini di un fiume.

Un folletto verde, dal cappello a tuba e una marsina gocciolante. Capace di vivere anche fuori dall´acqua, almeno fin tanto che la marsina aveva ancora delle goccie d´acqua.

Celebre é l´immagine dell´autore ceco Josef Lada:

josef-lada-vodnik

Il Vodník (a volte denominato anche il barcaiolo) non ha sembianze mostruose, e secondo le leggende locali raccoglie le anime delle persone che annegano, in particolare bambini e giovani che decidono di fare il bagno imprudentemente.

Si dice che stia appostato nelle scure profonde acque del fiume e che abbia la capacitá di trasformarsi in persona ed animali (in particolare pesci), anche allo scopo di attirare le prede verso l´acqua e conservare la loro anime in piccole ampolle di cristallo. Le anime, si dice, servono per dargli la capacitá di sopravvivere durante il giorno.

Il poeta Karel Jaromír Erben nell´opera Kytice, ha dedicato una poesia alla figura del Vodník che ha ispirato il musicista Antonín Dvořák, poema sinfonico per orchestra, Op. 107, B. 195 (1896) (si veda il poema al seguente link denominato folletto delle acque).

A Praga, in Malá Strana, zona Kampa vicino al Ponte Carlo, esiste il canale Čertovka (che si dice dividesse la cittá vecchia dalla cittá nuova, seppure la parola “čert” in ceco voglia dire diavolo…) dove é presente una ruota di mulino storica e potrete trovare la statua del Vodník. Si tratta di una passeggiata romantica e pressoché obbligatoria, la “Venezia praghese” (in ceco Pražšké Benátky) non puó che stregare.

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Il Golem di Praga – la leggenda

Praga magica, Praga capitale dell´esoterismo e dell´alchimia, Praga incrocio di varie culture e paese di confine.
Questa miscela di fattori ha da sempre contribuito a creare miti, leggende e racconti che spesso hanno trovato spazio anche nella letteratura.
Il Golem
golem
Narra la leggenda, di origine ebraica, che il rabbino Rabbi Jehuda Low (o Loewú ben Bezalel – figura magica e mitologica, ma effettivamente vissuta dato che ha la tomba nel vecchio cimitero ebraico situato in Josefov – creó dall´argilla una figura, una sorta di statua, che veniva attivata tramite una pietra magica denominata “šém” e la rendeva viva per compiere lavori, ma priva di anima, parola e sentimenti.
Siamo nella Praga di fine XVI secolo, nel quartiere ebraico di Josefov, che era profondamente diverso da quanto possiamo vedere al giorno d´oggi, la comunitá ebraica non era affatto integrata ad altre comunitá, coma ad es. quella cattolica e vi sono diverse versioni che sostengono che il Golem fosse stato creato non solo per servire nei rituali religiosi in sinagoga, ma anche per proteggere gli ebrei dagli assalti dei cattolici.
Naturalmente, fu un rito magico e basato sul numero sette, che diede le origini al Golem.
Il Golem inizió a crescere di forza, diventando sempre meno controllabile, ed il rabbino Low, alla fine, fu costretto a riporlo nella soffitta della vecchia sinagoga, portandolo poi alla autodistruzione.
Una versione di questa leggenda spiega che la figlia del rabbino Low fosse molto malata, e che il Golem lo aiutava nell´assisterla. Un giorno, essendo chiamato agli obblighi religiosi, dimenticó di togliere la pietra che lo animava, ed il Golem, privo di istruzioni, inizió a demolire l´abitazione del rabbino e poi si recó per le strade distruggendo tutto. La figlia trovó la forza di recarsi presso la sinagoga per cercare il padre, e davanti a tale disastro, urló al Golem di fermarsi e prelevó la pietra. Essendo giorno di festa per la cultura ebraica, il Golem si trasformó in polvere. Il rabbino tornó quindi alla preghiera per terminare la cerimonia. Si dice che le polveri del Golem siano state nascoste nella soffitta della vecchia sinagoga (Sinagoga Staronova) esistente ancora oggi (si considera che sia la sinagoga piú vecchia del centro est Europa). Da allora l´accesso alla soffitta sarebbe stato vietato, anche se dei residui del Golem sembra non si sia trovata traccia. La figlia del rabbino Low guarí immediatamente.

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Sinagova Staronova

La leggenda é corredata di vari dettagli e precisazioni che evidentemente sono sorti nel tempo, come ad esempio il fatto che il Golem avesse la scrittá “veritá” sulla fronte, e che per farlo terminare nell´attivitá distruttiva, si sia scritta la parola “morte”. Altre fonti sostengono che il Golem fosse talmente grande, che il rabbino non riuscisse piú a raggiungere la bocca del Golem e per riuscire a raggiungerlo per togliere la pietra, si narra gli abbia detto di allacciargli la scarpa, ma una volta che tolse la pietra, il Golem  cadde direttamente sul rabbino e questi morí.
Sarebbe stato un sogno, invece, a portare il rabbino Low a crare il Golem. Si narra che alcune formule magighe, o forse preghiere, attivassero il Golem, assieme alla pietra magica. Il corpo del Golem si riscaldava, e man mano che si attivava, diventava sempre piú grande. Sarebbe stata la paura di non poter controllare piú la forza del mostro, quella che ha portato alla sua distruzione decretata dal suo genitore.
Diversi film sono stati dedicati alla figura del Golem, un robot antesignano.